domenica 28 febbraio 2010

36a RomaOstia


I due Km più allucinanti della mia esperienza podistica? Gli ultimi due della mezza maratona di oggi, la RomaOstia Half Marathon! Ho preso tanti di quelli schiaffi che ancora me li sento. Gli schiaffi me li ha tirati tutti il vento. Un vento incredibile, che ha spirato dall'inizio alla fine di questa gara. Ma è in particolare durante il ritorno del biscotto che ho avvertito la sua resistenza. In pratica, una volta arrivati ad Ostia, si percorre un pezzo di lungomare, andata e ritorno e questo pezzo è chiamato il biscotto, proprio per la sua forma. In questo tratto non riuscivo quasi più a correre. Mi piegavo per cercare di tagliare il vento, ma niente. Inutile dire che ho fallito, anzi rimandato, il mio obiettivo: finire la gara entro le due ore. Il mio Garmin misura 2h3', e anche il sito ufficiale di misurazione dei tempi non lascia speranze, confermando i tempi del mio gps. Tuttavia c'è del buono in tutto questo in quanto migliora di un minuto il tempo fatto a Fiumicino. Un minuto che ne vale dieci, per quanto mi riguarda. Le due mezze maratone, infatti, sono abbastanza differenti: quella a Fiumicino quasi completamente piatta e senza vento, mentre la RomaOstia con un paio di salite niente male, non tanto per la ripidità, ma per la loro lunghezza.


Stamattina, insolitamente al solito, dieci minuti prima dell'appuntamento ero già pronto. Si parte e poco dopo le 8:00 ci troviamo nei pressi del PalaEur, luogo della partenza. La zona è piena di uffici, quindi la mattina di domenica solitamente non c'è molto movimento, tranne questa mattina. Un brulicare di gente che si dirige tutta verso un unico punto. Ci accompagna un vento che ci rovina un po' a tutti l'umore. E già un primo fotogramma in mente mi viene impresso quando vedo un serpentone di gente che camminando tranquillamente e allegramente si dirige verso il Palaeur. Una volta arrivati a destinazione, ci cambiamo, lasciamo i borsoni ai camion che ci aspetteranno all'arrivo e poi cominciamo a girare. Qualcuno come al solito comincia a fare riscaldamento, ma è veramente troppo presto. Questa volta, addirittura non farò assolutamente riscaldamento, si parte così lentamente che non ce n'è bisogno. Dopo un po' ci mettiamo in griglia io ed un mio amico con il quale faremo un pezzo di corsa insieme. Durante l'attesa, un piccione, tra più di 10.000 persone, sceglie me come bersaglio per la sua puppù mattutina e la cosa piace molto ai miei vicini, molto meno a me!


Si parte, siamo una marea. La prima onda l'ho vista in lontananza ed è stato il secondo fotogramma stampato nella mia mente. Un gruppo solido lunghissimo di persone che corre tutta insieme. Poco dopo tocca a noi. Cominciamo a correre molto lentamente: si fa fatica a districarsi con tutta quella gente. Il primo Km è percorso molto, molto lentamente, ma per il resto si riesce ad accelerare leggermente e ad avere la velocità di crociera che volevo tenere: intorno i 5'30'' per Km. Quanto mi piace correre con tutta quella gente, è una sensazione unica. Ti fa sentire parte di un mondo. Oltrepassiamo il ponte del raccordo e le urla fanno una strana eco. I km passano molto tranquillamente. Mi sento veramente bene. Le gambe vanno che è una favola. Un unico elemento mi infastidisce: mi sento i lacci delle scarpe troppo lente. Alla fine, infatti, pochi metri prima del primo ristoro si slacciano. Mi fermo per allacciarli incazzato nero.
Anche il primo ristoro, troppo in anticipo, mi da un senso di fastidio, ma per il resto è tutto perfetto.
Comincia la famosa salita del camping che dura vari Km. La affronto con tranquillità. Il mio compagno però comincia ad avvertire un po' di stanchezza e mi dice di andare avanti. Io a quel punto sono indeciso se stare con lui o allungare, ma poi, quando davanti a me vedo lo stesso spilungone che alla Corriamo al Collatino ho sfruttato come lepre, la scelta mi è sembrata obbligata: se l'ho visto tra tutte quelle persone è perchè devo stargli dietro. Così ho cominciato a seguirlo, affrontando la salita con una buona velocità. Una volta scollinato, tutti tiriamo un sospiro di sollievo. E' come se quella corsa la stessimo facendo tutti all'unisono.
Arrivo al 10° Km senza problemi, con qualche secondo in anticipo sulla tabella di marcia prevista, e questo mi rende ancora più euforico. Questa volta, anche la seconda parte della gara procede discretamente. Fino al 15° Km mi sento ancora perfettamente. Solo che il vento comincia ad essere più incessante. Dopo l'ultimo ristoro, aumento leggermente i tempi, siamo al 17° Km e non riesco a recuperare la parte fatta al passo per riuscire a bere un po' d'acqua. E' ai ristori che mi si imprime un altro fotogramma. Al passare, calpesto un tappeto di bicchieri di carta: tantissimi bicchieri lasciati dai precedenti corridori che hanno creato un tappeto nero.

Intanto stiamo per arrivare ad Ostia. Nuovo fotogramma: una piccola curva e la rotonda si mostra ai miei occhi: vedo il mare. Mi sento ormai arrivato (non avevo minimamente idea di ciò che mi toccava) e mi nasce spontaneo un applauso. Intanto accelero sfruttando l'adrenalina che mi ha generato la visione del mare. Il 18° Km sarà l'ultimo che farò ad una velocità decente, dopo sarà tutto un veloce declino. Avevo già intuito che le due ore oramai erano una lontana chimera, ma magari con un po' di incoraggiamento da parte del pubblico, potevo accelerare un poco. Poi, invece, subito dopo, il vento traditore; un vento che non ti immagini così forte, che ti riempie la faccia di schiaffi, che ti fa percorrere gli ultimi 2 Km quasi al passo, e con quei due Km finiscono i sogni di gloria... Tempo finale: 2h3'.

Sono comunque molti i punti in cui ho migliorato rispetto a Fiumicino. Innanzi tutto la sicurezza. Ho affrontato questa gara in maniera più sfacciata: l'ho sfidata e fino al 17° ero anche in vantaggio, poi lei ha avuto il sopravvento, ma almeno c'ho provato. Poi la costanza. Mentre a Fiumicino si poteva dividere in due la gara, dove nella seconda parte i tempi aumentavano di molto, oggi ho avuto più costanza fino al 15°-16° Km. Certo, i 21° Km ancora non li ho tutti nelle mie gambe, ma la strada, penso, sia quella giusta. In ultimo la posizione: finalmente non sono l'ultimo del gruppo e questo non è poco.

All'arrivo mi sento tutto rotto, mi danno una mantellina, ma il vento me la fa volare da tutte le parti: per fortuna trovo subito la mia borsa e mi asciugo e cambio velocemente. Alla fine incontro tutti i miei compagni e torniamo felici a casa, mentre gli ultimi stanno arrivando ad Ostia: non sanno ancora cosa gli aspetta sul lunghissimo e ventosissimo biscotto.



Garmin Connect - Dettagli della mia gara RomaOstia Half Marathon
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