Ormai il blog è pieno di ragnatele. Mia la colpa, ma il tempo, la voglia mancano in maniera alternata e così scrivo pochissimo, ma il racconto della Maratona di Roma, quello non può mancare sul mio blog...
Come sempre, il racconto di una maratona, è come se fosse l’ultima scena, quella conclusiva, di un film che racconta una storia iniziata molto prima.
L’inizio parte da quando si prende la decisione di cliccare sul tasto ‘iscrizione’ del sito della gara, dai primi allenamenti specifici, dalle gare di preparazione, dai lunghi, dalla settimana che precede la gara.
Un racconto che dovrebbe abbracciare almeno tre mesi e proprio da inizio dicembre che infatti, insieme ad alcuni amici di vicino casa, abbiamo cominciato a vederci il fine settimana per iniziare ad allungare le distanze: si comincia da 15 per passare a 17, 21 e così via.
Poi è arrivato il primo lungo: 30 km corsi di buona lena, questa volta da solo, per una serie di coincidenze, ma che mi avevano lasciato ottime sensazione. Avevo mantenuto un buon ritmo per tutto l’allenamento, arrivando al 30° abbastanza fresco. Il lunedì ero già come nuovo e martedì pronto per le ripetute: in programma c’erano 8x1000. Le ho corse bene, intorno a 4’20”. Alla fine della sesta ripetuta però un fastidio al ginocchio destro: ‘vabbè mo passa…’ alla settimana il fastidio era più intenso, quasi dolore: ‘vabbè tanto siamo arrivati all’ultima’ e sono partito, ma quella ripetuta non l’ho mai finita… il fastidio ha cominciato a diventare dolore e poco dopo metà dei 1000 metri previsti, mi sono fermato e ho camminato. Evidentemente i 30 Km di due giorni prima non erano ancora stati completamente smaltiti e il ginocchio chiedeva il conto.
Da qui è cominciato un lungo calvario, fatto di voglia di continuare gli allenamenti e dolori al ginocchio che mi impedivano di correre. Come spesso succede, ho sottovalutato il dolore e dopo un paio di giorni, già volevo riprendere, tanto che il sabato successivo sono uscito tranquillamente per l’allenamento previsto (20 Km), salvo poi fermarmi a 4° e doverli rifare indietro, camminando con entrambe le ginocchia doloranti, peggiorando notevolmente la mia situazione.
La prima grande delusione è stata il dover rinunciare alla 3 Comuni, una delle gare più belle del panorama romano e sino al giorno prima ero indeciso sul da farsi, ma poi alla fine sono rimasto a casa le salite, ma ancora di più le discese ripide mi facevano troppa paura per le mie ginocchia malconce.
Pochi allenamenti, fatti di corsa lenta e zoppicante hanno caratterizzato la fine di gennaio e quasi tutto febbraio. Dopo aver saltato la 3 Comuni, correvo il rischio di dover rinunciare anche al Giro del Lago di Bracciano, che secondo la mia tabella di marcia sarebbe dovuto essere il mio 2° lunghissimo, dopo i 30 di gennaio. Sapevo che questo lunghissimo era da farsi, a tutti i costi, e così, anche con le ginocchia doloranti, siamo partiti con i miei compagni, una mattina gelida di febbraio. Il riscaldamento è stato micidiale: le ginocchia hanno cominciato a pizzicare e con l’angoscia di non riuscire a portare a compimento la gara, sono partito: ‘o la va, o la spacca’.. ero cosciente del fatto che mettevo in gioco sia la Maratona di Roma che la RomaOstia, ma dovevo provare. E’ stata la gara più sofferta che abbia mai fatto: il ginocchio alternava fasi in cui mi dava fastidio, a fasi in cui mi tormentava letteralmente. Avevo preso anche una ginocchiera che doveva aiutarmi a sentire meno dolore, ma durante la lunga corsa, scendeva saliva stringeva, si attorcigliava, tanto che alla fine l’ho abbassata alla caviglia per non doverla più sopportare. Sono arrivato all’arrivo, neanche io so come, ma alla fine zoppicavo vistosamente e una volta tornato a casa, avevo difficoltà a deambulare: dovevo ricominciare tutto dall’inizio, ma almeno 34 Km li avevo messo in saccoccia e per questo ero felice (ulteriore prova, se servisse, di quanto siamo dei pazzi noi runner…), anche se chiaramente il time non era per nulla incoraggiante.
I giorni passano, ma non il fastidio, che diminuisce, ma è sempre li, pronto a ricordarmi che potrebbe peggiorare, così decido di fermarmi per 10 giorni, completamente, prima della RomaOstia.
Arriva il giorno della RomaOstia, le ginocchia sembrano andare meglio, il riposo è servito, anche confortato dal fatto che il sabato mattina avevo corso una mezz’oretta per ‘sciogliere’ le gambe con i miei compagni, e riuscivo a correre quasi normalmente.
Parto per la RomaOstia e le gambe sono decisamente fresche, riesco a correre tranquillamente al ritmo di 5, 5’10” per Km, senza forzare. Le ginocchia sono tranquille, non mi fanno male e la gente che mi circonda mi aiuta a correre. Comincio ad immaginare finalmente il superamento dell’obiettivo che mi ero posto per quella mezza maratona: scendere sotto 1:50. Riuscendo a tenere quel ritmo il personale l’avrei disintegrato, ero vicino a 1:46 e correvo alla grande. Poi, dopo la discesa del Camping, intorno al 17°, le gambe hanno cominciato a chiedere il conto, mi sentivo stanco, non avevo voglia di forzare e per ben due volte, ho anche fatto un tratto camminando. Sono arrivato a 1:50:36 e lì il mondo mi è crollato addosso. Come immaginavo di portare a termine una maratona dopo due settimane se non riuscivo a correre bene neanche più di 17 Km. Ma non ho mollato e, visto che comunque le ginocchia sembravano andare meglio, ho ricominciato a correre con frequenza, affrontando il periodo di scarico con costanti corse.
Ultima settimana di rito, con scarico/carico carboidrati e ancora allenamenti dal lunedì fino al giovedì. Dopodiché il buio in sala, comincia l’ultima scena, ritorna pian piano la luce, si sentono le urla della gente che fa il tifo, mi vedo seduto sul marciapiedi di Via dei Fori Imperiali che aspetto lo scoppio che darà il via alla 19° Maratona di Roma. Ecco, ci muoviamo e mi alzo. Ci vogliono diversi minuti, ma alla fine passiamo anche noi dell’ultima griglia sotto la partenza e si corre. Mi sento tranquillo, corro con estrema leggerezza e non trovo neanche tantissimo traffico. I primi chilometri li faccio con un amico del forum che però si allontana velocemente: è troppa la calca per riuscire a stare insieme. Il mio primo grosso obiettivo è correre ad un ritmo tra 5’30” e 5’20” fino al 18° Km, dove dovrebbe esserci un mio amico che mi avrebbe tenuto compagnia.
I chilometri scorrono velocissimi, vanno via i primi ristori e, diversamente dalle altre volte dove mi fermavo a camminare per bere, afferro una bottiglietta e continuo a correre sorseggiando lentamente. Cerco di capire le modifiche apportate al percorso, per via della deviazione necessaria vicino al Vaticano. Tutto sommato il percorso è bello, certo, non ci sarà Viale della Conciliazione, ma è poco il male se pensiamo a quello che abbiamo effettivamente rischiato. Più mi avvicino al 18° Km e più mi sale l’ansia di non incontrare il mio amico. Infatti, oltre a danno pratico di non avere un compagno con cui correre, sarebbe stato un forte smacco psicologico se non l’avessi trovato sotto la paletta che segnava il chilometro. Ma invece c’era, e di questo gli sarò sempre grato, facendomi in quel momento l’uomo più felice al mondo.
Cominciamo a correre insieme e fare qualche battutina. Le mi e gambe stanno benissimo, il time è assolutamente in linea con le aspettative, anzi leggermente in anticipo. Dopo aver preso il primo integratore al 10° Km, rischiavo di dimenticare di prenderlo al 20°, tra una chiacchiera e l’altra e le gambe che non ne risentivano assolutamente. Continuiamo a correre così per tutto il tempo, affrontando il vento, il freddo i chilometri uno dopo l’altro. Le ginocchia, che tanto mi avevano fatto patire in questo periodo, sembravano aver fatto pace con il mio corpo e non si facevano sentire, andavano alla grande. Dopo aver chiuso la mezza in 1:58, ho cominciato ad assaporare la possibilità di centrare l’obiettivo, anche se 2 minuti di vantaggio non mi sembravano tantissimi. Ritornati sul lungotevere si va verso il centro. Il fatto di sentirmi ancora benissimo, da una parte mi impressionava (non avevo previsto di riuscire a correre così bene per tanto tempo) da l’altra mi dava la carica per sorpassare un sacco di gente.
Arrivati a Piazza Navona, ormai mi rendo conto che comunque sarebbe andata, la medaglia l’avrei agguantata, magari senza fare il tempo, ma il traguardo l’avrei superato. La stanchezza comincia a farsi sentire, ma non mollo. Il mio amico davanti mi da il ritmo e mi aiuta a non calare o ancora peggio crollare. Ormai siamo agli sgoccioli ( e meno male..) passata Fontana di Trevi, inizia la parte secondo me più difficile, fatta si salite (‘dai che ora finisce’), sampietrini (‘lo vedi che passandoci su è come se ti massaggiassero la pianta del piede’, peccato che è così difficile da crederci), ma anche di gente che ti incita che ti sospinge e ti fa prendere dal fondo le ultime energie. Poi passo sotto al gonfiabile del 40° Km e vedo che mancano ancora 15 minuti e li tutto cambia, mi rendo conto che ormai ci sono: il muro delle 4 ore l’ho battuto, anzi abbattuto e non capisco più niente, corro senza provare nulla, ne fatica ne gioia: sono in trance e così rimango fino al traguardo, dove
guardo il mio Garmin e leggo 3:57… gioia infinita, sono incredulo…
L’unico cruccio è il fatto che il mio amico è stato intercettato sulla salita che circonda il Colosseo e l’hanno fatto uscire: avrei voluto passare il traguardo con lui per abbracciarlo forte per cercare di fargli capire quanto gli sono grato…
E anche quest'anno abbiamo onorato la gara di casa: il Tiburtino. Resta sempre poco attraente per i panorami, ma devo dire che l'organizzazione e il percorso piatto ne fanno una buona gara per esserci. E tanto che stavolta è uscito fuori un discreto personale: 48'21"...
Questa volta a muoverci non siamo più i soliti 4 gatti, ma dobbiamo prendere addirittura 3 macchine per poter andare dalle parti di S.M. Soccorso, da dove partirà la 13a Corriamo al Tiburtino. La mia squadra è quasi al completo (ben 7 su 8 :D, pochi ma buoni). Arriviamo sempre un po' troppo in ritardo per poter gustarci appieno il pre gara e quindi ci si mette subito a riscaldarci, "che qui bisogna partire subito a manetta, mica è una Maratona...", ed eccoci in foto, il gruppetto a sinistra di questa simpatica ragazza che mostra il pettorale
Dopo poco più di due chilometri di gnagnarella, ci posizioniamo in griglia per la partenza. La gente come sempre è tanta, ma andando a rispolverare gli annali, alla fine ci saranno poco meno di 1300 arrivati rispetto ai 1650 dell'anno scorso. Strano caso per un fenomeno che sembra essere comunque in crescita: sarà stata la concomitanza con la gara delle Terre Pontine?
Comunque la partenza è sempre abbastanza caotica, per le strade del Tiburtino che, anche se abbastanza larghe, sono sempre piene di macchine parcheggiate, e tuttavia, con mio grande stupore, riesco a tenere un buon ritmo e chiuderò il primo chilometro a 4'47". A questo punto però la strada è più libera e riesco ad accelerare, senza dover necessariamente saltare da destra a sinistra e così proseguo ad inanellare buoni chilometri: 2° e 3° Km a 4'37".
A questo punto, una volta messi in cascina qualche secondo prezioso per non avere sorprese sul finale (vedi la mezza di domenica scorsa), provo a consolidare il risultato cercando di stare su ritmi intorno a 4'50".
Ci riesco abbastanza facilmente, anche se dal 6° Km comincia a darmi fastidio una contrattura alla gamba destra, leggera, ma continua. Ho il timore che possa peggiorare, ma ora l'obiettivo è stare sotto i 50' e così proseguo. Al passaggio del 7° Km cerco di accelerare un po', oramai l'odore della vittoria mi da anche la forza di spingere un po' di più e riesco a rosicchiare qualche secondo alla media, chiudendo il chilometro a 4'45".
Punto un ragazzo davanti a me, sulla maglia c'ha scritto Tommaso e gli vado incontro, lo sorpasso. Dopo qualche secondo vedo che anche lui cerca di tenere botta e mi risorpassa. Da qui comincia una sfida che terminerà sotto il gonfiabile, fatta di mille sorpassi che aiutano entrambi a non pensare tanto alla stanchezza, ma di andare avanti. Alla fine appaiati, sotto il gonfiabile, passiamo insieme il traguardo. Subito dopo mi guardo in giro, lo vedo e gli vado incontro a stringere la mano: lui mi sorride e mi ringrazia. Sono anche queste le cose che amo di questo sport!
Chiudo in 48'21", nuovo personale e nuovo punto di partenza per le prossime gare, anche se ormai la preparazione per Roma sta per arrivare e porterà con se pochi spazi per le gare da 10 Km, ma questa è un'altra storia...
Oggi ultima breve e tranquilla uscita prima della gara di domani: Corriamo al Tiburtino, dove proverò ad attaccare il mio personale, che dura ormai dalla Best Woman dell'anno scorso. La gara permette buone prestazioni, in quanto è abbastanza piatta, anche se, specie all'inizio, è un po' troppo affollata e le strade non molto larghe difficilmente riescono a contenere la fiumana di gente compatta all'inizio.
Quest'ultima uscita l'ho fatta insieme a due miei amici ed abbiamo corricchiato tranquillamente poco più di mezz'ora, per poi fare un po' di allunghi finali sui 100 metri.
Questi allunghi sono venuti fuori ad una velocità vicina ai 3'xKm. A parte che forse li ho tirati un po' troppo, rischiando magari anche qualche infortunio, quello che ancora adesso (ma comunque da sempre) mi turba è che io alla fine dei 100 metri arrivo con il fiatone, mentre i top runner, a quella velocità ci fanno una maratona... è una cosa che per me è sempre di difficile comprenzione...
La mezza di Fiumicino è una delle gare che ho corso più spesso (questa era la 3a volta). Fu la mia prima mezza ed è la mezza dove ad oggi resiste il mio personale. Ogni anno diventa sempre più partecipata e quest'anno eravamo più di 2000 alla partenza. Il motivo del successo sta sicuramente nella sua velocità (estremamente piatta, anche abbastanza lineare), anche se quest'anno il meteo ha complicato un pochino le cose...
Si parte presto questa mattina, ma siamo in tre in macchina e le chiacchiere sono sempre un buon rimedio per sedare quel minimo di ansia che ho. Già, perchè diversamente dalla altre gare precedenti fatte a settembre e ottobre, questa volta ho voglia di fare un buon tempo. Stare sotto l'1:50... Sarebbe troppo bello, un altro muro abbattuto.
Parlando con gli amici, decido di provare a stare insieme ai pacer dell'1:50, e quando arriviamo a destinazione e cominciamo a scaldarci, lo speaker, elencando tutti i pace maker della giornata, indica anche i miei dell'1.50. Ottimo, sarò con loro allora!
La mattinata non è particolarmente fredda, ma è ventosissima e molto grigia, carica di nuvole, tanto che dopo il riascaldamento, che dura abbastanza poco, ci mettiamo in griglia e comincia a piovigginare. Poco male, ho il mio cappellino idrorepellente.
Intanto il colpo di pistola ci fa sobbalzare: la gara è cominciata, devo andare a prendere i miei pacer che sono qualche decina di metri più avanti, ma la calca è veramente tanta (lo dicevo che siamo sempre di più a questa gara...). Mi ci vogliono più di tre chilometri per agganciarmi al gruppo dell'1:50, ma una volta arrivato, mi attacco come una cozza ad uno dei due pacer. I palloncini svolazzano impazziti per il troppo vento, tanto che se ne volano quasi subito.
Il ritmo è costante, il passo tranquillo, anche se la pioggia comincia ad aumentare, fino a diventare pressante verso il decimo chilometro. Effettivamente, nei tratti in cui il vento e la pioggia diventano quasi irreali, lasciamo qualche secondo ed infatti alcuni chilometri li chiuderemo sopra i 5'15" (e questo risulterà fatale per il mio obiettivo...).
Oramai siamo arrivati al 10° Km, dove praticamente si passa in prossimità dell'arrivo. E qui, complice l'ennesima raffica di pioggia e vento (vedi foto in basso del gruppone in cui c'ero anche io), vedo tantissima gente dare forfait. Ora, io sono d'accordo sul fatto che pioveva tanto, ma siamo in gara, cavolo... stringi i denti e vai, senza dover rimanere con la scrupolo di non aver proseguito. Comunque ognuno la pensa come vuole, tant'è che io imperterrito dietro ai miei pacer, cerco anche di proteggermi da vento e pioggia.
Verso il 15° Km però il tarlo del timing comincia a farsi strada. Ho paura di essere un po' in ritardo; i miei apripista mi sembrano lenti, pur correndo sempre sotto i 5'13" per chilometro e allora decido di allungare. Penso che se riesco a stare davanti a loro, sicuramente il muro dell'1:50 sarà alle spalle.
La corsa continua in questo modo, con i miei pacer alle spalle, non so di quanto ed ho paura di girarmi e vederli sopraggiungere, e contemporaneamente la sensazione di riuscire a correre sotto i 5'10" con relativa facilità (alla vigilia non c'avrei mai creduto...) e così al 18° comincio a fare i conti tra tempo rimasto e metri da percorrere. Peccato però che la misurazione del mio Garmin non coincida con quella ufficiale della gara (alla fine segnerà 21,3 Km, altro fattore fatale per il mio obiettivo). Riesco ancora a correre tranquillamente, anche se arriviamo in zona d'arrivo, con quei micidiali e lunghissimi biscotti (non finivano mai accidenti...) e proprio qui mi rendo conto di aver fatto male i conti, che c'è qualcosa che non va...
All'ultimo biscotto scatta la mia mezza maratona virtuale, quella segnata dal Garmin, assolutamente sotto l'1:50, ma quella reale, quella che fa fede, deve ancora arrivare e senza neanche il gonfiabile del traguardo, lasciato sgonfio per il troppo vento, sembra ancora più lontana. Passo il traguardo in 1:50:22, incazzatissimo con tutto e tutti, ma consapevole di poter limare con estrema semplicità quei fottuti 23" e comunque contento di aver abbassato il personale di altri 3', che non è comunque male!
E domenica si va al Tiburtino!!
Dopo Colonna, un'altra bella gara tecnica/impegnativa. Rocca di Papa, ai Castelli, in mezzo ai castagneti. Particolarità di questa giornata, la presenza delle famiglie e a fine gara, tutti a magiare in un localino nei paraggi: bella giornata...
E' vero che prima o poi il freddo doveva arrivare, ma proprio stamattina, con una gara in cima ai monti dei castelli... che bella fortuna!! Ci saranno al massimo 4° stamattina ed io non ho neanche pensato di mettere in borsa una maglia a maniche lunghe: ottimo.
Comunque era la prima volta che venivo a Rocca di Papa: è un bel paesino, il centro storico è molto bello, arroccato sulla vetta di una montagna, dal quale si vede una gran bella visuale, fra tutta Roma e il lago di Albano!!
Per cercare di smorzare il freddo, comunque, alla fine basta un buon riscaldamento per potermi sentire decisamente meglio ed in fin dei conti, alla fine la manica corta risulterà la scelta migliore. Dopo il rituale liberamento della vescica, ci portiamo tutti e quattro nel gruppone dei partecipanti e qui, fra odore di canfora e sudore, il caldo aumenta, stando uno vicino all'altro. Per fortuna, ci posizioniamo nel gruppo allo scadere del tempo limite e subito si parte!
La partenza è in salita (niente di peggio per troncare le gambe), ma per fortuna la grossa calca e le strette strade non permettono ritmi veloci, quindi riesco ad entrare nel ritmo gara con relativa tranquillità. Intanto dopo pochi chilometri, si entra nel bosco, carico di umidità che mi appanna completamente le lenti degli occhiali e dovendo star particolarmente attento al fondo, scivoloso, in discesa e pieno di sassi sporgenti dalla terra, rischio più volte di scivolare o di prendere una storta, ma per fortuna e per mia tranquillità rallento quanto possibile e cerco di non farmi male. Certo che in questo modo, correndo in discesa sempre contratto, faccio il doppio della fatica e saluterò l'uscita dal bosco con gran felicità, anche se passandoci in mezzo, mi riprometto di ritornarci, ma per fare una passeggiata, magari per raccogliere qualche castagna!
Una volta tornati sull'asfalto, si parte con la lunga salita, le gambe stravolte dalla discesa, rispondono comunque abbastanza bene e riesco a superare anche parecchia gente, che a tratti cammina. La salita riporta la gara in paese, siamo ormai intorno al 7° chilometro, ma le gambe rispondono sempre meglio ed io accelero cercando di portare a casa un risultato discreto.
Con l'aumentare della velocità, riesco anche a far passare più velocemente i chilometri e in poco tempo mi ritrovo sull'ultima bella salita che porta sotto il gonfiabile dell'arrivo. Passo il traguardo decisamente contento, non tanto del time (con questo percorso non ho voluto fare di meglio), ma dalla consapevolezza di aver fatto un ottimo allenamento.
Dopo la gara, ci riuniamo con le famiglie, che nel frattempo ci hanno raggiunto, in tempo per prenderci un buon saccoccio di castagne bollenti, ottime con la giornata fredda di oggi. La fame si comincia a far sentire e allora si va a mangiare tutti insieme, per chiudere in bellezza la giornata!! A parte il conto al ristorante, tutto il resto è davvero da incorniciare.
Era da Aprile che non indossavo un pettorale e devo dire che la cosa mi cominciava a stare stretta. Sono tornato oggi, in una domenica di fine settembre, umida come poche, a Colonna...
I preparativi sono un po' impacciati, come da novellino: ormai ho perso l'automatismo tipico di chi ogni domenica si fa la garetta. Stamattina mi alzo e non avevo nulla di preparato. Come al solito arrivo leggermente in ritardo all'appuntamento con i compagni di squadra, ma si parte alla volta di Colonna.
Il mattino è già caldo e umido, ma le nuvole impediscono per il momento l'uscita del sole (meglio così...). Arrivati a destinazione, è il solito gira e rigira per trovare il parcheggio, e alla fino lo troviamo nello stesso identico posto dove parcheggiammo due anni fa, alla mia prima, e fino ad oggi unica, Colonna. Facciamo il solito giro pregara e poi via a cambiarci per il riascaldamento.
Cominciamo a correre tranquilli, in mezzo ad altri 1500 partecipanti; siamo tanti, ma, mi dicono, qualcuno in meno rispetto alle edizioni precedenti. Vi assicuro comunque, che anche con questi numeri, correre tra le viuzze in mezzo alle vigne non è stato semplice, specie nei primi chilometri, dove è più facile trovare qualcuno che non va alla tua velocità e che fa da tappo. Per la cronaca, la corsa è distribuita su due giri quasi identici, di circa 5 Km.
Durante il riscaldamento, mi perdo con il miei amici, ma fortuna vuole che ti incrocio Yogi e si fa la parte finale del riscaldamento insieme e anche la prima parte, stretti come sardine. Si parte tranquilli, anche perchè tra salitone iniziale e fiumana di gente, c'è poco da andar veloce se, come noi, sei in coda al gruppone.
Il traffico umano mi fa perdere il contatto con Yo', ma lo tengo d'occhio fino alla fine del primo giro, quando al ristoro mi fermo, bagnato di sudore, a bere un goccio d'acqua. Riparto per il secondo giro, cercando di non forzare molto sul salitone iniziale, per cercare di dare poi tutto alla fine.
La parte finale è abbastanza tranquilla: questa volta non mi sono fatto ingannare dalla visione del gonfiabile dell'arrivo, quando a meno da 10 metri da questo, il percorso devia negli isolati limitrofi e compie quasi un altro km che l'altra volta mi fece morire :)
Arrivo con sprint, con tempo reale di 52:32, che sicuramente non è il massimo, ma considerando che è il mio ritorno dopo 5 mesi di assenza, ci può stare. Da qui cercherò di migliorare in ottica mezza di Fiumicino!
E' tanto che non aggiorno il mio diario e di cose da dire ce ne sarebbero, a partire dalla mia metamorfosi sportiva; ma è da un po' che preferisco stare alla finestra e leggere piuttosto che scrivere, senza esserci un vero motivo.
Ma un aggiornamento è d'obbligo nel mio blog, visto che oramai, quella che era nata come attività di cross training, sta diventando sempre più una passione (la metamorfosi). Ebbene si, andare in bici mi sta piacendo sempre di più, tanto che, rimasto a piedi (anzi in mountain bike), dopo che l'amico che mi prestava il suo muletto l'aveva venduto, ho comprato finalmente la mia prima bici da corsa.
E' un modello 'entry level', anzi proprio il primo che si incontra, ma il pomeriggio non vedo l'ora di tornare da lavoro, per salire sulla mia bici e fare un giretto. Dove mi porterà questa nuova passione non lo so, quello che so è che ora sto andando di bigiornaliero alla grande, cercando di correre per quel che è possibile, con il caldo che fa, all'ora di pranzo, e filando come un missile (vabbe', si fa per dire) in serata.
Settimana scorsa fra bici e corsa ho percorso 258 Km, una marea, anche se di corsa a piedi sono veramente pochi. Infatti, se per la bici si vedono miglioramenti costanti, per la corsa devo registrare una battuta di arresto, non tanto nel numero di sedute mensili, perchè tutto sommato esco quasi tutti i giorni durante il lavoro, ma nel numero di chilometri percorsi. Questo è facilmente spiegato dal fatto che, come dicevo prima, correndo in pausa pranzo, con i 36-37 ° non si riesce mai a fare più di 8 Km per uscita, corsi poi a velocità da bradipo. Unico episodio che mi fa sperare che a settembre possa cambiare musica è l'uscita fatta sabato scorso, finalmente di pomeriggio, dove le medie si sono avvicinate ai miei soliti standard.
Fra qualche giorno partirò in vacanza e lì non so cosa riuscirò a fare, ma questa è un'altra storia...